Carlo Quadrelli è il volto della Vitivinicola Laghi d’Insubria, un’azienza nel cuore verde della provincia varesina tra viti, varietà antiche di mele, farine rare e un’insauribile inventiva per produzioni genuine. Tra queste non manca la produzione in loco di sidro di mele.
Carlo,
da dove nasce la tua passione per il sidro?

Oltre che dal gusto personale, anche dal ricordo dei vari “Vin da Pomm” e “Acqua da Pomm”, a seconda della gradazione [espressioni usate localmente nel Nord Italia per il “sidro di mele”], perché li vedevo bere ben freschi in estate da bambino da nonni e genitori (e che a volte mi facevano anche assaggiare). Il sidro è quindi un sapore della memoria, come la madeleine di Proust.
Inoltre, ha contribuito la volontà di voler riprendere la produzione di un prodotto locale tradizionale, che è la mission aziendale della nostra attività anche per il vino, il granoturco, la selva castanile, le farine da polenta e di castagne.
Quale è la tua posizione nel mondo del sidro oggi?

Dopo anni di coltivazione di varietà di meli antichi e locali, con Vitinsubria siamo passati alla produzione del sidro.
Lo produciamo come produciamo un vino bianco con l’intento di esprimere il territorio e le varietà. Coltiviamo infatti mele “Pom Pepin de Urin” [n.d.r. di Orino, in provincia di Varese], che è un melo tradizionale delle prealpi varesine, meli antichi Gamba Fina, Buras, Grigia di Torriana, Renetta del Canadà, Morella, York Imperial, Morghenduft e Cox Orange Pippin per la tipizzazione e la dotazione acida e tannica per l’affinamento del sidro prodotto, e mele Golden, Red e Gala per il contenuto zuccherino e quindi la gradazione del sidro. Abbiamo poi avviato un progetto di ricerca delle varietà locali Ghiaccio della Valcuvia e Rosa del Ticino. Infine, ci siamo procurati gemme di meli da sidro inglesi (Red Fox Whelp, Red Sleeves Kingston Black e Black Worcester), spagnoli (Camero Castellan, Camuesa La Alberga), e svedesi (Akero e Antonovka). Dal momento che in Lombardia non ci sono specifiche varietà da sidro, le abbiamo innestati su M26 e creato un vivaio.
Saremmo poi interessati a collaborare con un enologo [o un sidraio] che si ocupi specificamente del sidro perchè noi per ora lo “vinifichiamo” come un vino bianco. Inoltre, vorremmo partecipare a eventi fieristici e di degustazione per poter scambiare informazioni e pareri con altri produttori, pommelier e appassionati di sidro, o comunque trovare canali di aggiornamento. La nostra azienda vitivinicola infine è anche Enoturismo e Agriturismo, quindi ci stiamo organizzando per eventi di degustazione specifici per il sidro, come già facciamo per il vino.

Quali sono le tue aspettative sul mondo del sidro in generale e in Italia?
Mi sembra un movimento che sia a livello di produttori che a livello di consumatori, di eventi e fiere e anche di interesse culturale, come si capisce dall’affermazione della nuova figura del pommelier e dalla pubblicazione con Slow Food Editore del testo di Gabe Cook: elementi che sono indice di una certa vitalità e voglia di innovazione nella tradizione.
Quale è il tuo posto preferito dove bere sidro?
Beh, decisamente sulla terrazza con vista del nostro enoturimo o nella nostra cantina o direttamente in campo nel meleto.

Dopo di te, chi dovrei intervistare?
“Enologi” specializzati in produzione di sidro, agronomi che si occupano di mele da sidro…
…e quindi abbiamo scelto una sidraia: Magdalena Egger di Floribunda!